LUME,LUME di Nino Vetri

Abbiamo letto il libro di Nino Vetri in classe nell’ambito del laboratorio di lettura ed analisi di testi contemporanei. Questi sono i commenti dei miei alunni di una terza classe della scuola secondaria di I Grado:

“Difficile imbattersi in una narrazione che da questa materia possa trarre motivo di sorriso. Perciò la prima cosa che felicemente balza agli occhi leggendo ‘Lume Lume’ di Nino Vetri è il tono leggero e a volte svagato col quale l’autore riesce a rappresentare la complessa esistenza quotidiana di un quartiere dove convivono etnie, religioni, costumanze, credenze tra loro diversissime. Il protagonista è un giovane palermitano il quale vorrebbe conoscere le parole di un’antica canzone rumena, intitolata ‘Lume Lume’, che significa gente, mondo. Impresa che si rivela subito quasi impossibile perché lo svagato protagonista queste parole o le chiede a rumeni troppo giovani per ricordarsene e che comunque preferiscono Ramazzotti, o a non rumeni che a lui sembrano tali. Comunque si tratta di un esile pretesto che si rivela nella sostanza saldissimo e il più adatto al sistema narrativo di Vetri, che è quello di sistemare una dopo l’altra tante piccole tessere, in ognuna delle quali è contenuta una microstoria compiuta, sino a formare un vasto, movimentatissimo, coloratissimo affresco dentro il quale si muove (i personaggi sono sempre in movimento) un’affascinante, mutante come in un caleidoscopio, grande quantità di figure.” (N. Vetri)

Commento di Alberto

Il romanzo di Nino Vetri, “Lume lume”, apparentemente senza una trama convincente, racconta una convivenza tra inquilini stranieri di un condominio. Tra polacchi e rumeni, il narratore palermitano parte alla ricerca del significato di una canzone, da lui stesso definita  triste e struggente. , Questo romanzo, narrando storie e fatti, descrive popoli ed usanze a noi lontani, rivela la formazione di una comunità multietnica, che vive a Palermo. Sfogliando il libro, si assiste al susseguirsi di eventi, che all’inizio potrebbero sembrare sconnessi fra di loro ma che contribuiscono all’intrecciarsi della storia. Es. I rumeni  che mangiano con le mani e che ritengono poco igienico mangiare con la forchetta, i moldavi che  considerano bere da soli un atto scandaloso, i vicini del Bangladesh, che urinano nel giardino e altre vicende per noi scandalose, ma per altri, normali. Ogni tanto sentiamo parlare di reati commessi da extracomunitari, ma con queste pagine ci si accorge che come tutti i siciliani non sono mafiosi così tutti i rumeni non sono criminali. La convivenza di gente diversa, con diverse abitudini e costumi, è di certo difficoltosa; ma quello che viene fuori è una vita ricca di colori, è una ricchezza di valori. Alla fine l’autore riesce a trovare le parole di “Lume, lume” non con l’aiuto dei vicini rumeni, ma con l’aiuto di mezzi moderni: internet. Questo simboleggia la morte culturale delle etnie. La popolazione rumena non esiste più da quando le tradizioni sono state soppresse dalla modernità, da internet. E’ come se la memoria, vera protagonista della trama del libro, non esistesse più.

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